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La Corte costituzionale le da ragione, ma la Sicilia perde da sola

Franco Piro e’ persona seria e competente (lo ritengo il migliore predecessore al bilancio) e svolge nell’articolo pubblicato da Linksicilia questa mattina sugli artt. 36 e 37 dello Statuto considerazioni non solo condivisibili, ma che confortano ulteriormente quelle svolte nell’atto d’intimazione e diffida al Presidente della Regione, proposto contro la previsione, contenuta nell’accordo firmato col governo nazionale, di rinuncia a tutti i contenziosi pendenti e promossi a tutela degli interessi finanziari della Sicilia. Ad ulteriore censura di questo accordo, va ricordato, abbiamo altresì richiesto l’intervento del Presidente dell’Ars che si è impegnato ad informarne il Parlamento regionale.

Ma le considerazioni di Piro, purtroppo, prescindono di osservare che quella assurda clausola di remissione (da lui opportunamente criticata) determina la rinuncia anche a tutti gli effetti favorevoli delle sentenze di accoglimento intervenute dopo la (illegittima) stipula dell’accordo. E comunque sino al 2017. E siccome l’accordo e’ stato stipulato il 4 giugno scorso, mentre la sentenza 207 e’ del 23 luglio (e quindi successiva) la Sicilia e’ bellamente gabbata.

Sicché quella sentenza crocetta la potrà soltanto appendere al muro come pronuncia anticipatoria della sentenza definitiva di condanna all’inettitudine ed al tradimento che l’aspetta irrevocabilmente per questa ed altre nefandezze perpetrate a danno dei siciliani, dei nostri figli. Non ci sono interrogativi da porsi, ma solo ripetere l’imperativo, che abbiamo già diretto all’interessato, di disattendere la clausola in quanto nulla di diritto.

La circostanza paradossale che il Crocetta abbia chiesto parere all’Avvocatura distrettuale dello Stato sull’atto di intimazione notificato la dice lunga poi sulla sua intenzione di assecondare le scelte del governo Renzi, ampiamente chiarite dal sottosegretario Zanetti nell’intervento che l’articolo di Franco Piro richiama.

Al Governo regionale, se ne ha la dignità ed il coraggio, non resta quindi altro che disattendere quella clausola iniqua, come peraltro impongono alcuni ordini del giorno proposti dalle opposizioni in occasione dell’approvazione della ‘pietosa’ finanziaria – come opportunamente definita da protagonisti della maggioranza che l’ha votata – di alcuni giorni fa. Allora, se mi permetti, caro Franco, il titolo del Tuo interessante articolo va purtroppo modificato…..“Articoli 36 e 37 dello Statuto siciliano: qualcosa poteva cambiare”, perché i miliardi di euro che la Corte ha riconosciuto alla Sicilia, Crocetta li ha irrimediabilmente immolati per chiudere il bilancio di quest’anno e tentar di sopravvivere.

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