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Tra Beni e Mali culturali.

di Gaetano Armao
Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Palermo

La valorizzazione del patrimonio culturale ed il coinvolgimento dei privati costituiscono un binomio inscindibile per garantire innovazione e qualità dell’offerta. Scelta che affonda le sue radici nella storia della cultura, dalle scoperte archeologiche alle grandi collezioni e mostre, il fondamento di una gestione che al contempo tuteli e renda produttivi monumenti, castelli, giardini, pinacoteche.
Perché – ed indipendentemente dalla proprietà pubblica o privata – se non si genera reddito è difficile mantenere un patrimonio sopratutto quando ha dimensioni consistenti; e con una gestione rispettosa ed innovativa si possono creare opportunità di lavoro, forme originali di attrazione turistica, sostegno a giovani artisti.
In questo senso si è mossa anche la legislazione statale e regionale, conferendo un ruolo sempre più rilevante a forme di partenariato, cooperazione, sponsorizzazione che coinvolgessero i privati.
In tale contesto due recenti vicende assumono una valenza paradossale, epifenomeno dell’arretratezza non della Sicilia, ma della sua classe politica.
È di ieri il pronunciamento del TAR Sicilia- Palermo (decr. 869/15) che so-spende le ordinanze del Comune di Castellammare del Golfo che consentivano l’accesso indiscriminato e gratuito al piazzale antistante un bene monumentale unico qual e’ la Tonnara di Scopello. Provvedimenti dal malcelato sapore populistico adottati in contrasto con le valutazioni della Soprintendenza ai BB.CC. di Trapani e gli accertamenti del demanio marittimo.
Quel che sembrava una ‘presa della Bastiglia’ – forse per celebrarne maldestramente l’anniversario, da parte di condottieri politici locali di ieri e di oggi – ha prodotto solo caos, sporcizia, disagi e messo in pericolo il monumento, privando i cittadini di un servizio che a pagamento (si a pagamento perché la qualità non può essere senza oneri) garantisse l’accesso confortevole al mare e senza pregiudizio per il sito.
È poi di qualche mese fa la notizia che la Corte costituzionale (33/2015) ha censurato il governo regionale che nel 2013 aveva annullato gli affidamenti ai privati per la gestione dei siti archeologici e musei (punti di ristoro, bookshop,visite guidate e traduzioni, servizi navetta, ossia la fortuna dei musei di tutto il mondo), per abbandonarli in stato di fatiscenza anche per questa scelta scellerata.
Al grido ‘fuori i privati, svolgeremo i servizi coi precari’ erano state dichiarate illegittime le procedure di affidamento in concessione dei servizi per il pubblico di musei e siti archeologici per le Province di Agrigento,Trapani, Palermo, Messina e Siracusa avviate nel 2010 ed alle quali avevano partecipato le maggiori imprese che nel Paese operano nel settore. Si sono così perduti circa 300 posti di lavoro tra diretti ed indotto, oltre 6 mn€ di fatturato nei servizi aggiuntivi; un flusso per le casse regionali di circa 5 mn€ smarrito per miopia e convenienza politica.
Illegittime le ordinanze che sottraggono ai privati la gestione di siti come la Tonnara di Scopello, illegittimo l’annullamento delle gare di affidamento ai privati della gestione dei siti culturali: due scellerate vicende parallele.
Quel che emerge non è solo ignoranza e/o disprezzo delle regole (nonostante provenga da personaggi che inneggiano alla legalità), ma sopratutto l’arretratezza culturale, la concezione predatoria del ruolo istituzionale, il vago populismo provinciale di certa politica politicante che abbandona i beni culturali siciliani al degrado e che “imbarazza e fa rabbia” non solo al bravo Ministro Franceschini, ma alla gran parte dei siciliani.
Non sono pienamente d’accordo con Salvatore Settis il quale teorizza che “oggi l’Italia maltratta l’arte: è diventata un Paese ignorante e regredito dove prevalgono l’incultura e l’indifferenza verso la devastazione del paesaggio e dell’ambiente”, almeno nell’indicazione dei responsabili di questo degrado, che a mio avviso vanno rinvenuti in classi dirigenti fameliche, miopi e spesso ignoranti, come le loro ‘rivoluzioni’ .
Se è vero che i beni culturali più che eredità dei nostri progenitori, vanno considerati un prestito delle generazioni future, in Sicilia possono costituire un’occasione di crescita e di sviluppo se si riesce a connettere tutela pub-blica e valorizzazione privata, qualità innovativa dei servizi e con-servazione.
La giustizia, nelle vicende richiamate, ha corretto le storture della politica più involuta, ma occorre che questi casi costituiscano un monito per la buona amministrazione puntando al partenariato pubblico-privato per il rilancio del patrimonio artistico e monumentale di Sicilia
E la scommessa del riconoscimento UNESCO del percorso arabo-normanno di Palermo-Monreale-Cafalù, ottenuto dopo un lungo cammino avviato nel 2010, sarà una delle prove per dimostrare che la Sicilia può trovare nella gestione innovativa del patrimonio culturale una leva fondamentale di crescita.
Pantelleria, 4 agosto 2015

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