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Piattaforme petrolifere a Pantelleria e nel canale di Sicilia con la cooperazione della Regione.

5057Quando si e’ insediato, il Governo Crocetta ha trovato atti del precedente esecutivo che determinavano il netto sbarramento alla realizzazione di piattaforme petrolifere ed impianti eolici off-shore. Adesso si apre una corsia privilegiata per nuove piattaforme petrolifere, due delle quali dovrebbero essere piazzate a poche miglia da Pantelleria.

E cosa fa il governo della ‘rivoluzione ignorante e della legalità di comodo’?

Agevola la realizzazione di nuove iniziative estrattive sul mare, dapprima, non impugnando le scelte fatte a livello nazionale in favore dei petrolieri ed adesso anche con un accordo – pubblicato integralmente in http://www.assomineraria.org/news/attach/protocollo_intesa_regsiciliana_e_ami.pdf – che gli stessi sindacati hanno ritenuto “frutto di una trattativa tra aziende e presidenza della regione, avvenuta non alla luce del sole” non essendo neanche chiari “quali effetti possono scaturire dall’accordo, quali progetti industriali sono previsti e con quanti investimenti, l’impatto occupazionale che si prevede e in quali tempi”.

Nell’accordo, Crocetta, senza preventiva approvazione della giunta (la delibera n. 145 del 17.6.2014 e’ successiva ed esprime solo “l’apprezzamento” ?!?), si è impegnato «a ripristinare e a mantenere, con particolare riferimento alle royalties, un contesto normativo stabile» (leggi a ridurle nuovamente, decisone di competenza del Parlamento).

Va ricordato, peraltro, che il Governo Crocetta, che a suo dire avrebbe dovuto risanare i conti, si e’ preoccupato di ridurre dal 20% al 13% le royalties sulle estrazioni petrolifere nella prima finanziaria 2014, proposta impugnata dal Commissario dello Stato poiché: “il legislatore dispone che l’aliquota di prodotto dovuta dal titolare di concessione di coltivazione di giacimenti di idrocarburi liquidi e gassosi e di gas diversi dagli idrocarburi sia ridotta dal 20% al 13%, ma non si preoccupa di quantificare le evidenti minori entrate e la conseguente copertura dell’onere derivante”.

Tuttavia, nonostante gli incrementi varati dal parlamento regionale, le imposte versate dall’industria petrolifera alla Regione nel 2013 sono scese invece dai 104,9 milioni € del 2012 a 74,1 milioni €, sicché, se si sommano le entrate complessive (royalties e imposte), nel 2013 si raggiungono 93,8 milioni € a fronte dei 115,9 del 2012 (- 22 milioni €); una perdita secca per la Sicilia.

Che interessi a livello nazionale e regionale ci sono dietro queste trattative ‘riservate’ (parola di sindacato) e chi ne sono i reali protagonisti?

Chi traccheggia per trasformare il mare siciliano in un nuovo golfo del Messico con enormi rischi per l’ambiente e le popolazioni?

Come può essere compatibile questo modello di sviluppo con la vocazione turistica, ambientale, archeologica, enogastronomica di zone della Sicilia che ne hanno scelto da tempo un altro? Come può procedersi a tali agevolazioni prima di negoziare con lo Stato il trasferimento alla Regione siciliana ed ai comuni interessati dell’intero gettito generato dalla estrazione e raffinazione?

Perché non sono state consultate l’ARS, le organizzazioni sindacali ed ambientali per tempo, rispetto al drastico cambiamento di posizione della Regione, mentre la Giunta e’ stata coinvolta solo a cose fatte tanto da indurla ad esprimere un ermetico ‘apprezzamento’?

Come e’ possibile che due amministratori con profili di possibile conflitto d’interessi esprimano la volontà della Regione, e senza che abbiamo sentito il dovere di astenersi? l’on. Crocetta, infatti, non e’ dato sapere se a tutt’oggi sia dipendente in aspettativa dell’Eni o dalla stessa in pensione (circostanza comunque omessa nel curriculum pubblicato sul sito della Regione), mentre la dott.ssa Vancheri, assessore alle attività produttive, dal curriculum pubblicato risulta essere stata responsabile dell’internazionalizzazine di confindustria-sicilia, (non e’ dato sapere se come dipendente, che dovrebbe essere in aspettativa, o consulente), sarebbe legata all’organizzazione datoriale alla quale sono iscritte le società e l’associazione che hanno stipulato l’accordo.

L’imparzialità non va solo dimostrata, come ha chiarito la giurisprudenza amministrativa, ma presunta e qui le presunzioni inducono a ben altre conclusioni.

Della questione SiciliaOpenGov, l’Associazione che presiedo, ha informato l’Autorità nazionale anticorruzione per le valutazioni di competenza. Qui a Pantelleria la questione e’ aperta da tempo, grazie ai contributi di tanti cittadini, di ospiti dell’Isola, della Prof. D’Orsogna ed altri studiosi e volontari, ma adesso e’ compito dell’Amministrazione comunale e dei comitati svolgere le iniziative a tutela del territorio, così come sta facendo l’Anci-Sicilia in collaborazione con Legambiente e Greenpeace proponendo ricorso al giudice amministrativo.

E quella tenuta dal Governo Crocetta e’ tuttavia una linea coerente con quella del Governo nazionale, ed infatti Renzi ha affermato al Corriere della sera, solo qualche giorno fa: «e’ impossibile andare a parlare di energia e ambiente in Europa se nel frattempo non sfrutti l’energia e l’ambiente che hai in Sicilia e in Basilicata. Io mi vergogno di andare a parlare delle interconnessioni tra Francia e Spagna, dell’accordo Gazprom o di South Stream, quando potrei raddoppiare la percentuale del petrolio e del gas in Italia e dare lavoro a 40 mila persone e non lo si fa per paura delle reazioni di tre, quattro comitatini».

Solo che li il Presidente della Basilicata ha risposto “la Regione attende prima il risarcimento”, quella della Regione siciliana esegue ossequioso.

Informazioni su Gaetano Armao

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